Ricostruire una relazione positiva con la scuola attraverso il mentoring

Tra le Azioni di prevenzione e contrasto alla dispersione scolastica il PNRR richiede espressamente che siano incluse iniziative e attività di mentoring. È una metodologia non certo nuova, ma che le esigenze odierne di inclusione e di contrasto alla dispersione scolastica sollecitano a riscoprire e a valorizzare. Ma quali sono le caratteristiche che rendono questo strumento così importante e attuale?

Fare dell’attività di studio un momento di condivisione con altri ragazzi che affrontano la stessa esperienza non è solo un’occasione per apprendere con maggiore facilità, scambiandosi abilità e competenze cognitive, ma anche un momento di relazione importante per costruire, accrescere o rafforzare la motivazione a studiare.

È ciò a cui mira il mentoring, una metodologia educativa che ha trovato ampia applicazione sia nel contrasto all’abbandono scolastico sia nei programmi per il reinserimento di studenti fuoriusciti dal percorso formativo.

I protagonisti del mentoring

Chi sono i protagonisti nelle azioni costruite su questa metrologia e cosa la rende efficace?

Un tratto caratterizzante e punto di forza del mentoring è sicuramente la relazione reciproca che si instaura tra il mentee, cioè il giovane che ha bisogno di ricevere sostegno sia nel suo apprendimento scolastico sia anche nel suo modi vivere il rapporto più generale con la scuola, e il mentore, un compagno adulto che assume il compito di sostenere il percorso di crescita del più giovane.

Questo sostegno ha lo scopo di aiutare il mentee a individuare e riconoscere le proprie potenzialità e a trasformarle in comportamenti adatti a rispondere in modo adeguato alle richieste che quotidianamente l’ambiente di vita, scolastico ed extrascolastico, gli pone.

Ciò si realizza attraverso un fare quotidiano che mette il mentee nella condizione di confrontarsi con quelle situazioni nelle quali si trova in difficoltà e che hanno determinato molto spesso una storia scolastica problematica, fino alla decisione di uscirne.

Il mentoring si fonda quindi su un’idea di circolarità virtuosa, che lega l’azione del mentee con quella del mentore. In questo lavorare insieme i due protagonisti sviluppano capacità e sensibilità relazionali utili alla crescita personale e sociale di entrambi.

L’azione del mentore potrebbe apparire come altruismo ma ciò sarebbe piuttosto riduttivo. Si tratta piuttosto di un agire un’ottica di tipo prosociale, che valorizza la progettualità del fare a favore degli altri non come intervento immediato per sollevare qualcuno da un bisogno urgente e contingente, quanto piuttosto come un progetto con obiettivi di breve, medio e lungo termine che coinvolgono le diverse dimensioni della persona, sotto il profilo cognitivo, affettivo, emotivo e relazionale.

Cosa fa del mentoring uno strumento efficace

Le caratteristiche che differenziano il mentoring da altre metodologie affini, come ad esempio il peer tutoring, sono:

  • un effettivo investimento affettivo da parte di entrambi
  • l’uso di modelli comunicativi simmetrici, più vicina alla modalità tipica del fratello maggiore piuttosto che a quella del rapporto con un genitore
  • una reciprocità: nello scambio di esperienze, poiché questo crea un rapporto forte fondato sul dare ricevere-contraccambiare
  • il rispetto dei tempi necessari alla costruzione del rapporto di fiducia
  • l’ascolto reciproco e la completa assunzione degli impegni e dei doveri da parte di entrambi i protagonisti
  • la perseveranza e la pazienza che il mentee deve imparare a sviluppare per perseguire i propri obiettivi. Sono qualità che gli consentono di gestire al meglio le difficoltà e i problemi che può incontrare in questo percorso di crescita personale

È evidente quindi che il percorso di mentoring non è generalista e non incorre nei limiti che possono far naufragare interventi più formali, spesso condotti all’interno della scuola stessa. Il mentore infatti si pone come guida perché il bambino o ragazzo sia egli stesso co-costruttore di un percorso di relazione e di scoperta di sé come persona che apprende e che entra in relazione con l’ambiente scuola.

Il rischio di dispersione è affrontato attraverso un’azione didattica quotidiana attenta a offrire opportunità e strumenti didattici capaci di:

  • favorire il successo scolastico di tutti
  • motivare e di responsabilizzare il singolo e il gruppo classe circa gli esiti di apprendimento da conseguire o già raggiunti
  • accompagnare sia gli studenti cosiddetti a rischio sia coloro che non sembrano presentare difficoltà verso il conseguimento degli obiettivi formativi

L’abbandono scolastico può avere più forme, dal sottorendimento all’assenteismo, ma sono comunque forme di rottura con un patto formativo che dovrebbe mettere in un rapporto di reciprocità positiva la scuola e gli studenti.

I livelli di dispersione che ancora si registrano –  in Italia come in altri Paesi e dei quali abbiamo più volte parlato su questo sito – indicano chiaramente la necessità di ricostruire una relazione con un sistema scolastico aperto alla collaborazione con l’extrascuola, disponibile a migliorare la qualità della propria proposta educativo-formativa attraverso la creazione di reti di intervento, capace di rendere coerenti le proprie proposte con le esigenze attuali, così da corrispondete efficacemente alle attese individuali e sociali delle quali è destinataria e custode.

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